
L’elemento umano mi ha incuriosito da sempre. Raccontare storie, momenti, situazioni particolari sono le cose che mi affascinano, probabilmente perchè l’obiettivo è sempre lasciare una traccia, raccontare qualcosa, mettere a disposizione, nel corso del tempo, sotto forma di immagini, le sensazioni, sia quelle provate da me che quelle percepite da chi viene fotografato.
Non sono nato in uno studio fotografico e non mi ci sono trovato né per caso nè per tradizione familiare.
E’ stata una mia scelta dettata, in seguito ad eventi non preventivati che la vita ti riserva, dall’idea che bisognava voltar pagina in tutto quello che veniva prima del fatidico click.
Non sono nato in uno studio fotografico e non mi ci sono trovato né per caso nè per tradizione familiare.
E’ stata una mia scelta dettata, in seguito ad eventi non preventivati che la vita ti riserva, dall’idea che bisognava voltar pagina in tutto quello che veniva prima del fatidico click.
Ho avuto la svolta nel mio approccio fotografico in seguito all’incontro con una ragazza delusa dalla esperienza vissuta durante il suo matrimonio.
Ciò derivava dal non essere riuscita a godersi il suo giorno speciale soprattutto per via delle continue preoccupazioni organizzative che avevano implicato un elevato livello di stress. Il tutto condito da un fotografo che manovrava gli sposi come burattini alla ricerca della foto da copertina.
Questo racconto mi iniziò a fare riflettere sulle cause di tutto ciò e mi scatenò la voglia di saperne di più.
Così, chiedendo ad amici e conoscenti quali fossero state le loro esperienze nel giorno del matrimonio, in tanti mi risposero che ricordavano molto poco in generale dell’evento, praticamente non avevano quasi i ricordi di quel giorno oppure erano molto vaghi. E le foto non riuscivano più a trasmettere quelle emozioni che i protagonisti avrebbero voluto.
In pratica il servizio fotografico aveva perso il suo valore emozionale, perchè gli sposi non riuscivano a godersi il proprio matrimonio.
Pensando di risolvere questo problema dal punto di vista tecnico, decisi di iscrivermi ad una Accademia per ottenere la qualifica di ritoccatore fotografico.
In questo modo avrei potuto trattare le immagini in maniera più professionale ed avrei potuto mettere in risalto quella parte emozionale che mancava negli scatti, senza ovviamente stravolgere le foto trasformandole in qualcosa di finto ed irreale.
Durante questo percorso di Accademia, sviluppando digitalmente le foto di matrimonio di altri fotografi professionisti, mi accorsi che le foto erano comunque spente, belle tecnicamente, ma prive di emozioni, le espressioni erano tutte uguali.
La conclusione fu che il problema non era la foto in sé, ma mancava qualcosa prima dello scatto.
Iniziai a pensare, allora, che fosse sufficiente creare sintonia con la coppia di sposi attraverso la realizzazione di un servizio fotografico prematrimoniale, come facevano, e fanno tuttora, la stragrande maggioranza di fotografi.
Gli sposi si sarebbero sentiti più a loro agio e, di conseguenza, questo avrebbe impattato positivamente a livello emozionale nelle foto.
Il risultato fu che gli sposi avevano comunque espressioni tese e preoccupate, quindi questa non era la soluzione.
Sono andato, così, alla ricerca della “pozione magica” che mi facesse risolvere questo problema.